Caseificio Di Nucci: quando il buon latte scorre nelle vene

Un’azienda che non si limita a fare un prodotto di eccellenza ma, con contagiosa passione, racconta una storia di famiglia che si intreccia con la storia di una regione che ha fatto della transumanza una vera e propria arte

Caseificio Di Nucci Bcc Abruzzi E Molise
10 aprile 2021
La Mia Banca | 

Per Franco e Rosetta, Serena, Francesco e Antonia il latte non è solo la materia prima che nella loro azienda di famiglia, il Caseificio Di Nucci di Agnone, viene trasformato con maestria in prelibatezze uniche. No: è decisamente di più. È cultura, è vita, è tradizione. Per la precisione, una tradizione che si tramanda di padre in figlio, da ben dieci generazioni: tutto ebbe inizio dal trisavolo Leonardo Di Nucci, la cui latteria è attestata già nel 1662. Poi, per dieci lunghe generazioni, la storia porta fino ai giorni nostri, dove padre e tre figli, insieme ad un team di una quindicina di persone, animano un luogo dove il laboratorio si intreccia con uno dei tre punti vendita (gli altri sono nel centro di Agnone e a Isernia) e con uno spazio che fa da trait-d’union a tutta l’azienda: il Museo dell’Arte Casearia e della Transumanza. Senza Museo, del resto, non si capisce perché i prodotti del Caseificio Di Nucci, vere e proprie bandiere della gastronomia molisana, sono sì buoni ma anche e soprattutto ben fatti, perché senza capire che ai Di Nucci il latte scorre nelle vene, non è possibile comprendere fino in fondo l’origine di tanta maestria.

 

Franco Di Nucci non si ferma mai. Un po’ in laboratorio, un po’ con una scolaresca, un po’ in ufficio, è onnipresente: “Siamo un’azienda antica – racconta - che fa produzioni antiche, quei formaggi a pasta filata che, dal 1662, realizziamo con la stessa cultura delle produzioni illustrata in una foto del 1924, che vede i miei due antenati che insegnavano a fare il formaggio a venti giovani. La nostra è una storia bella che continua oggi con i miei figli. Noi siamo immersi nel latte: per i Di Nucci è una vicenda radicale, di vita. Per questo dico che la mia non è una passione ma una “passionaccia”: non so stare lontano dal latte, dalla trasformazione di un prodotto che se fatto correttamente è uno dei migliori alimenti della storia umana”.

 

In laboratorio, Francesco coordina tutte le attività e lavora mozzarelle e caciocavalli in prima persona. “Usiamo esclusivamente latte locale, lavorato a crudo, proveniente da Agnone, Capracotta, Poggio Sannita e Trivento. Lavoriamo la materia prima a mano, con la tecnica del “siero innesto”: una fermentazione naturale che è l’equivalente del lievito madre per la panificazione”. Formaggi a pasta filata come la stracciata di Agnone, le scamorze passite, fino al caciocavallo, stagionato dai 4 ai 12 mesi, vero e proprio cavallo di battaglia del caseificio, rappresentano delle icone ormai vendute non solo in Italia ma anche all’estero.

 

Antonia è addetta all’accoglienza dei numerosi visitatori che scelgono il Caseificio Di Nucci come luogo di conoscenza: “Il museo – spiega - nasce nel 2008 con il desiderio di raccontare la storia della nostra famiglia che si intreccia con quella della transumanza. La collezione è composta di strumenti appartenuti ai nostri antenati, documenti di archivio, fino al prezioso volume del 1731 di Stefano Di Stefano, agnonese doc, su leggi, usi e costumi che hanno regolato per secoli la transumanza”.

 

Serena, da parte sua, si occupa di far conoscere a quante più persone possibile i prodotti del caseificio e la storia da cui provengono: si occupa di marketing e comunicazione. Ha uno scopo ben preciso: raccontare quel tesoro di conoscenza, tradizione e maestria racchiuso in questa storia di famiglia.

 

Franco Di Nucci, come noto, è stato amministratore della Bcc Sangro Teatina per ben ventuno anni: “Ho voluto lasciare spazio ai giovani, affinché possano perpetuare una banca del territorio, che ho sempre sentito vicina, alle mie esigenze ma anche a quelle di un intero territorio. Grazie alla Bcc, grazie a questa cooperativa che ha cuore le esigenze di chi lavora ed interpreta al meglio l’anima profonda dei luoghi dove è nato, cresciuto e vissuto”.