Cooperative di comunità: l’Abruzzo vuole ripartire dal basso
Nella la nostra regione il dieci per cento dei comuni ha scelto questa modalità per gestire servizi e fare sviluppo turistico: un record nazionale, sostenuto da Confcooperative Abruzzo
Il dieci per cento dei borghi abruzzesi ha puntato sulla cooperativa di comunità quale strumento economico e sociale per un presente e un futuro migliori. Su 305 comuni presenti nella nostra regione, infatti, in trentadue si sono costituite altrettante cooperative di comunità che dal 2018 hanno risposto ad un doppio bando promosso da Confcooperative Abruzzo, l’ultimo dei quali si è chiuso il 28 febbraio, e che ora sono riunite nella rete “BorghiIN”.
Si tratta di cooperative regolate dalla legge regionale 25 del 2015, formate da cittadini desiderosi di fornire servizi e beni nei settori del welfare, cultura, turismo, agroalimentare e ambiente, altrimenti destinati a mancare in comunità sempre più fragili e a rischio spopolamento: trasporti locali, assistenza domiciliare, negozi indispensabili, servizi sociali, ospitalità e ristorazione, prodotti tipici, finanche pompe di benzina, è quanto mai ampia e vivace la gamma di iniziative intraprese o salvaguardate nelle varie comunità coinvolte. Il tutto all’insegna del protagonismo di chi sul territorio ci è nato, ci vive e soprattutto intende rimanerci, conoscendone saperi, potenzialità, limiti e prospettive.
Per questo, non è un caso se le realtà sono nate soprattutto nell’entroterra abruzzese, laddove proprio fragilità e spopolamento si fanno sentire forte: quindici in provincia di L’Aquila, dodici in provincia di Chieti, tre in provincia di Teramo e due in quella di Pescara.
Se Confcooperative ha sostenuto la fondazione delle cooperative con fondi propri e agevolando finanziamenti provenienti dal circuito delle banche di credito cooperativo, altri partner istituzionali e culturali anche di livello nazionale hanno scommesso sull’idea: tra questi, la Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio per l’Abruzzo, Confesercenti Abruzzo, Pro Loco Unpli Abruzzo, Slow Food Abruzzo, Confartigianato
Finora, il progetto ha già movimentato un milione e mezzo di euro, pari all’investimento iniziale da parte di Confcooperative, e nel 2020 ha già dato vita a cinquanta posti di lavoro. Al bando del 2018 hanno risposto dieci cooperative, a quello del 2020 ventidue: tra queste, sette sono gemmate dalle Pro Loco, in quanto proprio il secondo avviso invitava specificamente queste esperienze già radicate sul territorio a evolvere in cooperativa di comunità.
“L’ampia risposta ai nostri bandi – commenta Massimiliano Monetti, presidente di Confcooperative Abruzzo – fa della nostra regione un caso di studio a livello nazionale. Un vero e proprio primato di cui andare orgogliosi, in quanto testimonia la forza e l’attaccamento delle persone ai loro borghi di origine, ma anche una capacità di visione ampia e proiettata al futuro. L’Abruzzo che non si arrende, quindi, rinasce dal basso, e le cooperative di comunità che abbiamo sostenuto e accompagnato, e che ora sono riunite nella rete BorghiIN, stanno a testimoniare che c’è voglia di protagonismo per valorizzare patrimoni materiali e immateriali che rappresentano la vera ricchezza dell’Abruzzo e dell’Italia intera”.