Le risorse dell'artigianato: sostenere la spina dorsale della nostra economia
CORONAVIRUS: IDEE PER IL DOPO - Parla Daniele Giangiulli, direttore Confartigianato Chieti L'Aquila
Giangiulli, come ha affrontato l'emergenza il mondo dell'artigianato?
Sono 9.480 le imprese artigiane abruzzesi maggiormente esposte rispetto agli effetti derivanti dall’emergenza coronavirus, per un totale di 22.884 addetti. Quelle interessate dalla domanda turistica sono 4.637. I settori maggiormente esposti ai rischi sono alimentare, benessere, comunicazione, esercizi ricettivi, legno-arredo, moda, riparazione e manutenzione macchinari, ristorazione, trasporto e logistica. I problemi sono dovuti alla mancanza di materie prime, al rallentamento dei collegamenti e dei trasporti a livello internazionale, al clima di incertezza e di paura che ha comportato un drastico calo dei consumi. A questa situazione si aggiunge il crollo delle prenotazioni in ambito turistico, alla vigilia della primavera e dell’estate. Gli effetti economici sull’artigianato e sulle piccole imprese rischiano di essere pesanti, mettendo a rischio centinaia e centinaia di attività e migliaia di lavoratori. Nelle retrovie, sotto la plancia della nave Italia, permane comunque un tessuto produttivo che tiene vivo il Paese: mi riferisco alle imprese del settore alimentare, agli autotrasportatori, agli autoriparatori, ai settori dell’impiantistica e dell’informatica, ai servizi di lavanderia e pulizia, tutti settori nei quali vi è una elevata presenza di micro e piccole imprese, della quale il 63,2 per cento sono artigiani.
Quale futuro per questo mondo?
In Italia, e anche in Abruzzo ovviamente, la presenza delle micro e piccole imprese viene talvolta percepita come un fattore di debolezza: queste analisi, però, trascurano l’importanza di fattori distintivi come il maggiore dinamismo e la capacità di adattarsi, in tempi rapidi, agli stimoli provenienti dall’ambiente di riferimento dell’azienda. Oggi, la battaglia del covid-19 richiede proprio quelle caratteristiche di velocità, flessibilità e adattamento che in tempi rapidi consentono alle piccole imprese di ri-orientare l’attività aziendale, o addirittura diversificarla, per la produzione di beni e servizi indispensabili all’attuale emergenza sanitaria. C’è bisogno di un’iniezione straordinaria di risorse, per permettere alle imprese di non soffocare. Faccio questo paragone con rispetto per i malati: le aziende tutte, ma in particolare le piccole, oggi hanno bisogno non semplicemente di ossigeno, ma di ventilatori che pompino l’aria necessaria per sopravvivere. E dunque non dei normali strumenti di finanziamento bancario, ma di un’azione straordinaria che mobiliti risorse imponenti e le faccia arrivare direttamente e velocemente alle imprese senza troppi adempimenti burocratici.
Tre idee concrete per affrontare il dopo-emergenza
In primo luogo, contributi a fondo perduto alle imprese colpite dal fermo covid-19 e finanza accessibile a tutte le imprese in generale tramite un fondo speciale di finanziamento per le piccole imprese, per evitare che troppi imprenditori chiudano la saracinesca, o meglio non rialzino più quella che hanno già abbassato, il tutto con procedure rapide e semplici. In secondo luogo, incentivare l’implementazione di nuovi modelli organizzativi aziendali guardando alle opportunità che il digitale offre, dalle tecnologie abilitanti, all’e-commerce fino ad arrivare al tema della gestione e sicurezza dei dati. Prevedendo contributi e/o credito d’imposta che favoriscano gli investimenti in questo settore, compreso la formazione specialistica necessaria per l’adeguamento. Infine, il rinvio di tutte le scadenze fiscali per le aziende danneggiate dalla crisi, con possibilità di pagare tasse e tributi dal 2021 con piano di rientro senza interessi.
Che ruolo possono e devono avere banche di credito cooperativo come la Bcc Sangro Teatina per la ripartenza?
La Bcc Sangro Teatina deve continuare a mantenere il ruolo assolto a pieni voti in questi anni, ossia essere banca del territorio attenta ai bisogni delle piccole imprese. Alla luce del decreto Legge 23/2020, cosiddetto Decreto Liquidità del Cura Italia, è indispensabile rafforzare la partnership con i consorzi fidi del territorio, per consentire un migliore accesso al credito delle micro e piccole imprese, con il supporto qualificato che solo queste realtà sono in grado di dare.