'Ndocciata di Agnone: il più grande rito del fuoco al mondo

L'8 e il 24 dicembre torna nel centro molisano la suggestiva sfilata di fiaccole che illuminano il borgo, dichiarata nel 2011 "Patrimonio d'Italia per la tradizione"

Ndocciata Agnone Bcc Abruzzi E Molise
10 dicembre 2014
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La sera dell'8 dicembre e quella della vigilia di Natale torna ad Agnone il più grande "rito del fuoco" esistente al mondo: la 'Ndocciata, la suggestiva sfilata di torce che illumina la notte dell'affascinante borgo molisano, tra fiamme, crepitii, canti e danze. Un evento grandioso, dichiarato nel 2011 Patrimonio d'Italia per la Tradizione, e che l'8 dicembre del 1996 fu realizzato addirittura in piazza San Pietro in onore del Papa Giovanni Paolo II, che si affacciò alla finestra per benedirlo.

 

Promossa con grande passione dalla Pro Loco di Agnone, e con il sostegno anche di Bcc Sangro Teatina, la 'Ndocciata è un vero e proprio evento di popolo. L’origine della tradizione si perde nella notte dei tempi. Da principio la ‘Ndoccia (termine dialettale che sta per ”grande torcia”) faceva parte della ritualità pagana legata alla scadenza solstiziale del 21 dicembre, rito dedicato al sole ed al suo ciclo annuale fatto proprio dal cristianesimo e divenuto per questo fuoco in onore al Cristo Luce e Salvatore del mondo. In età contemporanea, documenti scritti ne parlano fin dai primi anni dell’800. Anticamente, come oggi, la ‘Ndocciata di Agnone si svolgeva nella tarda serata del 24 dicembre. Ma in che modo nei tempi più recenti si è arrivati a quella che è oggi la ‘Ndocciata? Negli anni trenta del novecento ancora i contadini solevano sfilare spontaneamente per le vie del centro cittadino con in spalla ognuno la grande torcia fatta spesso con le proprie mani. Dopo la pausa forzata per il secondo conflitto mondiale, la tradizione fu felicemente ripristinata nei primi anni cinquanta dalla Pro Loco di Agnone che, per incentivare la partecipazione all’iniziativa, organizzò una gara con premi.

 

Le ‘Ndocce hanno un’altezza di oltre tre metri. Se assemblate assumono la caratteristica forma a ventaglio o a raggiera. Si tratta in questo caso di torce multiple. Esse vengono trasportate da due o più portatori in costume contadino. Il materiale utilizzato è l’abete bianco, reperito quasi esclusivamente nel bosco di Montecastelbarone una splendida foresta a nord di Agnone. I tronchi sono ripuliti dalla corteccia e tagliati in sottili listelli di circa un metro e mezzo di lunghezza e legati tra loro a mazzo. Da sempre, i protagonisti della ‘Ndocciata sono i portatori che sfilano con le grandi torce ardenti sulle spalle, sfidandosi ogni anno per la conquista del trofeo artistico dello ‘Ndocciatore, realizzato anni fa dallo scultore Ruggiero Di Lollo. Cinque sono i gruppi che animano la ‘Ndocciata: contrada di Sant'Onofrio, Capammonde e Capaballe (Agnone centro), contrada Colle Sente, contrada Guastra (dal comune di Capracotta), e il territorio di San Quirico.

 

La sera del 24 dicembre centinaia di portatori di tutti i gruppi si riuniscono all’ingresso settentrionale di Agone. Il segnale per l’accensione delle gigantesche torce e per la partenza è dato dal rintocco della campana più grande di Agnone, posta sul campanile di Sant’Antonio, il più alto della città. Davanti a tutti ci sono gli stendardi dei gruppi e le scene di vita contadina. Poi iniziano a sfilare i bambini con ‘Ndocce singole, a seguire quelle a due e subito dopo entra in scena il vero e proprio esercito di portatori con in spalla quattro grosse torce: è il cuore forte della ‘Ndocciata. Arrivano dopo i portatori con otto torcioni, poi i “ventagli” infuocati con dieci, dodici, sedici fiamme sulle spalle di uno o due uomini. Infine, i più forti si caricano di diciotto o venti enormi fiaccole. Il fiume di fuoco va avanti, riempie il corso cittadino, è lungo chilometri, sembra non finire mai, tra gli applausi dei presenti. Una tradizione unica, che infiamma il buio di Agnone e dell'Italia intera. Info su www.prolocoagnone.com.